Italiano a seguire
< I have never opened a TikTok profile and I will never open a TikTok Profile. OK, we’ll speak about that again in a few years’ time when I think it over, just as we think over everything, about everything, with respect to all the principles that we thought were carved in stone. (No, I think that I’ll stick to what I said about TikTok, but there we are.) I have never opened a TikTok account yet TikTok came to me any way, in every shape. It’s like that thing of Mohammed and the mountain, but maybe since we’re speaking about social media, it’s better not to name Mohammed, it’s better not to name any of the things that could cause offence or hurt anyone (spoiler: everything).
As I was saying. TikTok came to me and I thought I was safe in my Instagram profile, posting photos of my dog running around (a she-dog, otherwise female puppies will be offended; no, I don’t think we can say “bitch” any more, for the same reasons as above) and some reposts from the MUBI profile, when I see a nice vintage photo of Catherine Deneuve. What a poor deluded guy I am.
Instagram now is TikTok. Everything is a reel, a live, a funny video (but funny for who, for what?). It’s all these very invasive tunes which as soon as I open a post I shout “OH MY GOD, WHAT IS THIS NOISE?” as though I were my grandfather (in fact, I am my grandfather: I always keep the volume on mute). It’s all horrendous colours, horrendous graphics. I repeat: it’s all TikTok. But, as TikTok, it is also an extraordinary festival of short films. Can we disregard the format of reel/story/vlog or however the devil they’re called today (I am my grandfather, as I said) when we speak about short culture now? Of course not.
So, the other evening I saw a book of Chinese recipes in the story of a friend of mine. A book, I say to myself: so far, so good. But then I clicked on it. And I fell into the tunnel of TikTok gastronomy (or gastro-tiktokism? or gastrotiktoknomia?) to not be able to get out of it ever again. Because technically I was watching on Instagram the videos of the girl who wrote this book of recipes only because these videos were a hit on the social media, since I don’t have a TikTok profile; but they are the same videos edited and narrated for all the platforms that are now standardized, as I said a little earlier.
I have already been hypnotized by TikTok recipes even if I was not on TikTok. It was an account of really yummy things (apologies for the vocabulary) and I would stay on it for minutes (dozens of minutes, adding up all the different videos) looking at cakes filled with anything at all… and I don’t even have a sweet tooth. Yet I would have loved to make all those cascades of chocolate in spirals of sponge cake and then finished on the top with icing made from tons of very refined sugars.
As I said, I am my grandfather, so I can’t remember the name of that account, while I promptly followed the other new one, the one with Chinese recipes, and now I want to make all those open dumplings (what a marvellous inventions!), all those pancakes with spring onions, all those incredible things that obviously I will never make.
I will merely watch those videos again for a few days and then I will forget all about them, only to discover, in a month or two, some other page and remain hypnotized in the same way. And, in many years’ time, I will organize a festival of short films, but made up only of TikTok videos, yes me who in the meantime have still not opened TikTok, but - Mohammed, the mountain – I will nevertheless have tried it out, on all sides. And in that festival there will be a retrospective: the best recipes of the early 2020s, and the golden pancakes will win the Golden Palm Oil. >
by Mattia Carzaniga
< Io un profilo TikTok non l’ho aperto mai. Io un profilo TikTok non lo aprirò mai. Vabbè, risentiamoci tra qualche anno quando ci ripenserò, come si ripensa sempre a tutto, su tutto, rispetto a tutti i princìpi che si credevano granitici. (No, su TikTok penso che resterò fermissimo. Ma tant’è.) Io un profilo TikTok non l’ho aperto mai, e però TikTok è venuto da me in ogni caso, sotto ogni forma. È quella cosa di Maometto e della montagna, ma forse, visto che si sta parlando di social, Maometto è meglio non nominarlo, meglio non nominare nessuna delle cose che potrebbero offendere o far risentire qualcuno (spoiler: tutto).
Dicevo. TikTok è venuto da me che credevo di stare al riparo sul mio profilo Instagram, a mettere le corsette del cane (della cana, se no le cagnoline si offendono; no, “cagne” credo non si possa più dire, per le stesse ragioni di cui sopra) e qualche repost dal profilo di MUBI, quando vedo una bella fotina vintage di Catherine Deneuve. Povero illuso.
Instagram ormai è TikTok. È tutto un reel, una diretta, un video buffo (ma buffo per chi, per cosa). È tutto musichette invasivissime che appena apro urlo “ODDIO COS’È QUESTO RUMOREEE?!?” manco fossi mio nonno (in realtà sono mio nonno: difatti tengo sempre l’audio su muto). È tutto colori orrendi, grafichine orrende. Ripeto: è tutto TikTok. Però, in quanto TikTok, è anche uno straordinario festival di corti. Si può prescindere dal formato reel/story/vlog o come diavolo si chiamano oggi (sono mio nonno, dicevo) quando adesso si parla di short culture? Certo che no.
E allora succede che l’altra sera nella story di un’amica vedo un libro di ricette di cucina cinese. Un libro, mi dico: fino a qui tutto bene. Solo che poi ci clicco sopra. Ed entro nel tunnel della TikTok-gastronomia (o gastro-tiktokismo? o gastrotiktoknomia?) per non uscirne, credo, mai più. Perché sì, i video della tizia che ha fatto il tal libro di ricette solo perché quegli stessi video avevano avuto successo sui social li sto tecnicamente guardando su Instagram, non avendo io un profilo su TikTok; ma sono gli stessi video montati e speakerati (scusate) per tutte le piattaforme ormai uniformate, come dicevo poc’anzi.
Mi era già successo, di restare ipnotizzato davanti alle ricette di TikTok anche se non ero su TikTok. Era un account di robe gozzissime (perdonate il milanesismo), e ci stavo dentro per minuti (decine di minuti, sommando tutti i vari video) a guardare torte farcite di qualsiasi cosa, io che non ho questa gran passione per i dolci. Eppure avrei voluto rifare ognuna di quelle cascate di cioccolata infilate dentro spirali di pan di Spagna e poi glassate in forno con tonnellate di zuccheri raffinatissimi.
Sono mio nonno, dicevo, dunque non ricordo il nome di quell’account, mentre quest’altro nuovo, quello delle ricette cinesi, l’ho prontamente seguito, e adesso voglio rifare tutti quei ravioli aperti (che invenzione meravigliosa!), tutte quelle focaccine col cipollotto, tutte quelle cose pirotecniche che ovviamente non rifarò mai.
Mi limiterò a guardare quei video ancora per qualche giorno e poi me ne dimenticherò, per scoprire, tra un mese o due, qualche altra pagina e restarne parimenti ipnotizzato. E, tra molti anni, organizzerò io un festival di corti, però fatto solo di video di TikTok, io che TikTok nel frattempo non l’avrò comunque aperto, ma – Maometto, la montagna – l’avrò sperimentato comunque, da tutte le parti. E in quel festival ci sarà una retrospettiva: le migliori ricette dei primi anni ’20, e le focaccine d'oro vinceranno l'Olio di Palma d'Oro. >
di Mattia Carzaniga